Rimozione Macchie Cutanee – Luce Pulsata

L’invecchiamento fisiologico (crono-invecchiamento o chronoaging), legato al passare del tempo, è una componente inevitabile e naturale della nostra esistenza che coinvolge tutte le funzioni, gli apparati e i tessuti del corpo umano, inclusa quindi anche la cute.

Questo processo naturale viene accelerato a causa di fattori esterni ambientali (raggi ultravioletti, fumo, alcol, inquinamento, ecc) che configurano quello che è chiamato foto-invecchiamento o photoaging.

Gli aspetti clinici che ne derivano sono: assottigliamento, trasparenza e lassità della pelle, rughe, colorito disomogeneo, macchie pigmentarie, macchie vascolari, irregolarità della superficie.

Oggi é possibile affrontare modernamente la cura dei segni dell’invecchiamento cutaneo con procedure minimamente invasive.

Il fotoringiovanimento non ablativo con luce pulsata è una tecnica innovativa che sta avendo un grande successo in quanto permette di “attivare” la pelle in profondità stimolando la produzione di nuovo collagene e migliorando l’aspetto, la tessitura e la consistenza della pelle diminuendo le rughe e donando un effetto generale di lifting senza utilizzare bisturi o altri strumenti traumatici.La tecnologia IPL utilizza l’energia luminosa ad alta intensità per eliminare da viso, collo, mani e decolleté i segni evidenti di invecchiamento, dalle pigmentazioni benigne di ogni tipo (es. lentigo solari), alle piccole rughe.

I risultati sono visibili dopo 2 o 3 trattamenti e continuano a migliorare per 6 mesi.

Peeling Chimici

ACIDO SALICILICO

  • ß-idrossiacido
  • Solubile in alcool, poco in acqua
  • Azione cheratolitica
  • Azione di stimolo sullo strato germinativo
  • Azione di stimolo sui fibroblasti
  • Azione antinfiammatoria
  • Azione antimicrobica

L’acido salicilico è un beta-idrossiacido poco solubile in acqua che, in soluzioni alcoliche tra il 20% e il 30%, viene efficacemente utilizzato nei peeling superficiali e di moderata profondità

Questo acido agisce come cheratolitico, determinando un rapido assottigliamento dello strato corneo associato a una reazione proliferativa dello strato germinativo con il risultato finale di un profondo rinnovamento dell’intero strato epidermico.

peeling

PEELING A BASE DI ACIDO SALICILICO

Modalità di applicazione

Prima di applicare il peeling si esegue una detersione della zona da trattare con sostanze ad azione sgrassante, quindi si procede all’applicazione del preparato con un pennello o con un coton fioc su tutta la superficie del viso, ad accezione delle zone più delicate.

Subito dopo l’applicazione compare una sensazione di bruciore della durata di circa 3-4 minuti, tempo necessario per la completa evaporazione della componente alcolica con conseguente inattivazione del peeling.

Dopo l’evaporazione tutta l’area di applicazione si presenta e ricoperta di polvere bianca formata dal deposito di acido salicilico che verrà opportunamente rimossa con acqua fredda o soluzione fisiologica.

Numero di sedute necessarie

Talvolta si riesce a raggiungere il risultato desiderato con una sola seduta, che può comprendere da una a tre applicazioni di acido salicilico.

In altri casi può essere opportuno ripetere il trattamento per 2-5 cicli. Inoltre, la distanza tra i due cicli non deve mai essere inferiore a tre settimane.

Indicazioni

Essendo un buon agente cheratolitico, determinando un forte aumento del turnover cellulare degli strati sottostanti, trova come indicazioni principali:

– acne in fase comedonica e papulo pustolosa: l’acido salicilico è efficace nel liberare il comedone dal contenuto sebaceo e per eliminare il tappo cheratinico. Questo avviene perché il principio attivo è in grado di penetrare profondamente nelle sedi follicolari infette ed arrossate. Le aree di intensa infiammazione mostrano notevole riduzione dell’eritema e le pustole tendono a seccarsi entro uno o due giorni dopo il peeling.

– rosacea papulo-pustolosa

– photoaging di grado lieve: l’azione desquamante e l’aumento del turnover cellulare epidermico portano a maggiore lucentezza e levigatezza cutanea e attenuazione delle piccole rugosità. Durante l’invecchiamento della pelle le cellule tendono a rimanere ben aderenti l’una all’altra: grazie alla rimozione di questo strato corneificato compatto viene facilitata la rigenerazione degli strati cellulari sottostanti.

Precauzioni per l’uso

  • accertata o presunta sensibilizzazione all’ acido salicilico e, nel timore di reazioni crociate, all’acido acetilsalicilico.
  • infezioni virali in fase attiva
  • dermatite atopica
  • uso di isotretinoina: prima di effettuare il peeling sarà necessaria una sospensione di almeno due mesi.

Cosa avviene del post peeling

In genere quando si esegue un peeling superficiale nei giorni successivi (di solito a partire dal secondo giorno) si osserva una lieve esfoliazione che dura 5-8 giorni con conseguente rigenerazione cutanea. In questo periodo si raccomanda l’utilizzo di creme ad alto potere idratate e fotoprotezione spf 50+..

Consigli pratici

L’acido salicilico, poiché assottiglia lo strato corneo, rende la pelle più sensibile alle radiazioni solari. Si consiglia perciò di evitare l’esposizione al sole e a lampade abbronzanti e di proteggere comunque la pelle con creme che siano dotate di un filtro solare (spf 50+).

Effetti collaterali

  • Formazione di piccole croste superficiali
  • Edema ed eritema più o meno marcato
  • Riattivazione dell’infezione da herpes simplex

Pediculosi del capo

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Le pediculosi sono ectoparassitosi umane causate da piccoli insetti (pidocchi) grigio-biancastri senza ali, con il corpo appiattito e le zampe fornite di uncini particolari, che permettono loro di attaccarsi fortemente a capelli e peli in genere;

Tra le numerose specie di pidocchi esistenti in natura, quelli che diventano parassiti dell’uomo sono:

  • il pidocchio del capo (Pediculus humanus capitis) che causa la maggior parte delle infestazioni.
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  • il pidocchio del corpo(Pediculus humanus corporis): non si distingue, per la forma, da quello del capo, e la diagnosi differenziale si effettua in base alla localizzazione. Sono gli unici in grado di diventare possibili vettori di microrganismi patogeni per l’uomo per cui potrebbero presentare problemi di sanità pubblica nei periodi caratterizzati da calamità naturali o da guerre, in cui sono frequenti situazioni di promiscuità e di disagio sociale.
    Pediculus humanus corporis
  • il pidocchio del pube (Phthirus pubis): detto anche piattola, per la sua forma schiacciata, è fornito di arti e uncini molto robusti, capaci di ancorarsi a peli più corposi del capello. Si trasmette per contatto intimo, soprattutto negli adulti.
    Phthirus pubis

 

Tutti i pidocchi si nutrono del sangue dell’ospite attraverso un particolare apparato buccale.

PEDICULOSI DEL CAPO

Ciclo vitale del Pediculus humanus capitis
La femmina adulta ha una lunghezza di 3-4 mm, color grigio chiaro, mentre il maschio è più piccolo; entrambi hanno una forma grossolanamente ovoidale e sono appiattiti dorso-ventralmente.

Durante i 40 giorni di vita, la femmina può deporre fino a 300 uova (lendini), che vengono cementate quasi sempre alla base del fusto del pelo mediante una sostanza cementante secreta da alcune ghiandole della femmina. Le uova sono di forma ovale, sono lunghe cica 1 mm, di colore simile alla cute umana. Hanno un opercolo in una estremità, da cui uscirà la ninfa dopo 8 giorni di incubazione.

Quando le uova si sono schiuse, il loro colore diventa biancastro e pertanto risultano più visibili.

Le ninfe liberate si nutrono di sangue da 2 a 5 volte al giorno e, dopo 3 mute, raggiungono la maturità in 10 giorni.

I pidocchi non sopravvivono più di 2-3 giorni al di fuori del corpo umano.

Gli animali domestici non rappresentano una fonte di trasmissione per l’uomo, così come i pidocchi umani non vengono trasmessi agli animali.

CLINICA

Le prime punture del pidocchio non si avvertono perché nella saliva c’è una sostanza che toglie la sensibilità.

Dopo qualche settimana, la persona inizia a provare prurito nel cuoio capelluto che si può estendere al collo e alla parte superiore del tronco.

Il prurito è causato da una reazione allergica alla saliva dell’insetto e, pertanto, tra l’infestazione e la comparsa dei sintomi trascorre un periodo di latenza, durante il quale è facile la trasmissione della malattia.

Il grattamento può essere causa di lesioni escoriative, impetiginizzazione e ingrossamento locale dei linfonodi.

CONTAGIO

Contrariamente a quanto si tende a credere, i pidocchi “non saltano” da una testa all’altra. Il contagio avviene fra persona e persona, sia per contatto diretto, che indirettamente attraverso lo scambio di effetti personali (pettini, spazzole, fermagli, sciarpe, cappelli, asciugamani, cuscini ect)

Altro pregiudizio è credere che i pidocchi infestino solo le persone sporche. Qualsiasi individuo può essere infestato, indipendentemente dalla sua igiene. Quando c’è un caso in famiglia tutti si dovrebbero controllare a vicenda.

DIAGNOSI

La diagnosi si basa sull’intensa sintomatologia pruriginosa al capo e sul ritrovamento dell’insetto adulto e delle lendini, specialmente all’altezza della nuca o dietro le orecchie, che appaiono come puntini bianchi o marrone chiaro, di forma allungata, traslucidi, poco più piccoli di una capocchia di spillo.

Si differenziano dalla forfora in quanto le lendini non si staccano dal fusto del capello quando lo si fa scorrere tra le dita, essendo tenacemente attaccate ad esso da una particolare sostanza cementante. La forfora, al contrario, è facilmente asportabile.

TERAPIA

  • effettuare un’accurata ispezione del capo, magari con l’aiuto di una lente d’ingrandimento in un ambiente intensamente illuminato, per individuare e rimuovere manualmente pidocchi e uova.
  • trattare i capelli con un prodotto antiparassitario specifico prescritto dal medico
  • dopo il trattamento, usare un pettine possibilmente in acciaio a denti molto fitti (i pettini in plastica tendono facilmente a deformarsi), per rimuovere le uova, pettinando accuratamente ciocca per ciocca partendo dalla radice del capello, oppure cercare di sfilarle manualmente; l’eliminazione delle uova è facilitata se si bagna il pettine o meglio la capigliatura con una soluzione al 50% in acqua di aceto (500 ml di aceto – 500 ml acqua), in grado di diminuire l’adesione delle uova al capello. L’aceto NON è efficace nel debellare la pediculosi; l’aceto può solo essere utile solo per “scollare” più facilmente le uova.
  • disinfettare le lenzuola e gli abiti, che vanno lavati in acqua a 60°C o a secco (in particolare i cappelli), oppure lasciare gli abiti all’aria aperta per 48 ore (i pidocchi non sopravvivono a lungo lontani dal cuoio capelluto)
  • lasciare all’aria aperta o conservare in un sacchetto di plastica ben chiuso per 2 settimane gli oggetti o i giocattoli venuti a contatto con la persona infestata
  • lavare e disinfettare accuratamente pettini, spazzole e fermagli, immergendoli in acqua molto calda per 10-20 minuti (il parassita è sensibile al calore)
  • non utilizzare in comune pettini, spazzole, fermagli o cappelli

In commercio sono disponibili numerosi prodotti contro la pediculosi, sotto forma di polveri, creme, mousse, gel, shampoo, che, in ogni caso, devono essere consigliati dal medico, il quale prescriverà il trattamento più idoneo.

E’ importante sottolineare che i prodotti contro la pediculosi vanno utilizzati per il trattamento dell’infestazione da pidocchi e non per prevenirla.

COSA DICE LA LEGGE?

La circolare del Ministero della sanità n. 4 del 13 marzo 1998 prevede “restrizioni della frequenza di collettività fino all’avvio di idoneo trattamento di disinfestazione, certificato dal medico curante”.

Se si seguono scrupolosamente le indicazioni per eliminare i pidocchi, il bambino può tornare a scuola il giorno successivo al primo trattamento.

Qualora il bambino non venga adeguatamente sottoposto a trattamento antiparassitario, dovrà essere disposto l’allontanamento dalla scuola, in modo da interrompere la catena di trasmissione e verrà richiesto un certificato medico di riammissione.

PREVENZIONE

  1. educare i bambini ad evitare che i capi di vestiario vengano ammucchiati; soprattutto nelle scuole e nelle palestre sarebbe opportuno che ogni bambino disponesse di un armadietto personale
  2. educare i bambini ad evitare lo scambio di oggetti personali, quali pettini, cappelli, sciarpe, nastri, fermagli per capelli, asciugamani
  3. mettere in atto una sorveglianza accurata, con ispezioni settimanali del capo, in particolare sulla nuca e dietro le orecchie (anche quando il bambino non ha sintomi), sia da parte dei genitori, che del personale sanitario delle scuole, per individuare precocemente il problema
  4. in caso di infestazione scolastica, nelle famiglie con bambini in età scolare, sottoporre a un controllo sistematico tutti i familiari, in particolare i figli più piccoli e, alla scoperta di eventuali lendini, applicare in modo scrupoloso le regole descritte per il trattamento dell’infestazione da pidocchi.

Filler Labbra

COSA CONTENGONO I FILLER

La maggior parte dei FILLER (riempitivi) sono a base di acido ialuronico (HA), un polisaccaride normalmente prodotto dall’organismo umano, oltre ad essere il maggior componente del derma e della cute.

Non tutti i filler hanno la stessa densità: quelli meno densi vengono utilizzati per aree come labbra, zampe di gallina e codice a barre, mentre i più corposi vengono iniettati in profondità nelle guance e zigomi per conferire volume.

PER QUANTO DURERANNO I RISULTATI?

Il corpo riassorbe i filler delle labbra di HA in circa 6 – 9 mesi, a seconda dell’età del paziente, del metabolismo, dell’attività fisica, dal flusso di sangue al viso e del fumo. Ad esempio, i pazienti più giovani hanno un metabolismo più veloce e un ricco del flusso sanguigno al viso, per cui il loro filler, per esempio, potrebbe durare di meno rispetto alla media e scomparire più rapidamente. Altri filler dermici, come quello per gli zigomi ad esempio,  durano più a lungo perché trattasi di una zona poco mobile rispetto alla bocca e quindi meno irrorata.

E’ importante ricordare che questa non è una regola ferrea e che ognuno risponde in maniera diversa.

QUALI SONO I RISCHI?

I filler non sono qualcosa da prendere alla leggera, devono essere iniettati solo da un medico specializzato con una notevole esperienza.

Le reazioni sono rare e i prodotti che utilizzati sono di origine non animale, sterili e con un profilo di sicurezza di più di 30 anni.

Il filler che utilizzo è il Restylane il cui acido ialuronico è simile a quello prodotto dall’organismo pur essendo un derivato batterico, ottenuto tramite tecniche di bioingegneria: le sue catene mucopolisaccaridiche vengono unite da legami modificati così da ottenere un gel viscoelastico stabile che può essere iniettato nei solchi delle rughe dove, idratandosi, crea un effetto di riempimento.

Fra gli effetti indesiderati, quelli che compaiono con maggiore frequenza sono le reazioni nella sede di iniezione (eritema, gonfiore, bruciore, prurito, indolenzimento) che comunque si risolvono entro alcuni giorni. Raramente si sono manifestate reazioni gravi (ascessi, infezioni batteriche, noduli papulocistici, lesioni acneiformi, reazioni granulomatose). Eccezionali sono manifestazioni sistemiche di ipersensibilità o anafilassi.

 

FARÀ MALE?

Il disagio è abbastanza minimo. Non uso creme anestetiche locali perché l’effetto non raggiunge il corpo del labbro dove generalmente si inietta.

Inoltre, la crema anestetica impiega 40 minuti per funzionare, e la maggior parte delle persone non vuole presentarsi ad un appuntamento 40 minuti prima della loro procedura.

Solitamente i filler alle labbra contengono lidocaina, un anestetico locale, per cui dopo le prime punture, la sensibilità dolorifica si riduce notevolmente. (avvisare il medico in caso di allergia alla lidocaina, in caso di allergia, verranno usati filler privi di anestetico locale).

In certi casi, si può effettuare l’anestesia locale tronculare con adrenalina (un noto vasocostrittore), che aiuta anche a prevenire lividi causando la costrizione e la riduzione delle dimensioni dei vasi sanguigni.

 

POST TRATTAMENTO

La maggior parte delle persone presenta gonfiore subito post trattamento che si attenua in 48 ore.

Il risultato finale è visibile dopo circa 7 – 10 giorni.

La reazione alle iniezioni è individuale: se siete inclini a lividi, logicamente è possibile che ne compaia uno subito dopo il filler.

Le labbra sono rosa per una ragione! Sono molto vascolarizzate e piene di sangue.

 

CONTROINDICAZIONI

  • Gravidanza  ed e allattamento
  • Collagenopatie e malattie autoimmuni
  • Herpes in fase attiva
  • Disfunzioni della coagulazione del sangue
  • Tendenze a sviluppare cicatrici cheloidi
  • Terapie in atto, controindicate per supposti rallentamenti e/o ritardi della fase riparativa.
  • non vengono trattati pazienti minorenni.

Mappatura Nevi

La dermatoscopia è tecnica introdotta negli anni ’90 allo scopo di migliorare la diagnosi delle lesioni pigmentate della cute e di individuare i melanomi in una fase quanto più precoce possibile.

Questa metodica rappresenta un valido ausilio nella diagnosi delle neoformazioni pigmentate cutanee, in quanto consente non solo di diagnosticare circa il 20% di melanoma in più rispetto al solo esame clinico, ma anche di evitare molte asportazioni chirurgiche non necessarie di nevi benigni.

Attraverso l’osservazione della cute mediante il dermatoscopio, il dermatologo può osservare i caratteri morfologici delle lesioni melanocitarie non apprezzabili ad occhio nudo e che sono correlabili a specifiche alterazioni istologiche. L’epiluminescenza infatti, permette la valutazione diretta ed in modo assolutamente non invasivo ed indolore, di microstrutture anatomiche che si trovano all’interno della pelle.

L’esame di queste strutture epimicroscopiche e delle loro caratteristiche, consente di stabilire se una lesione pigmentata cutanea è di tipo melanocitico o non melanocitico e di discriminare, nell’ambito di quelle melanocitarie, quelle benigne da quelle maligne o “sospette tali”, poiché ritenute atipiche.

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Questa tecnica è oggi ritenuta un fondamentale supporto strumentale in oncologia dermatologica, in quanto facilita la diagnosi delle lesioni pigmentate cutanee e del melanoma in fase precoce e riduce la necessità di eseguire escissioni chirurgiche inutili, di lesioni che maligne non sono. Inoltre, la digitalizzazione delle immagini e la loro archiviazione in un computer, consentono il controllo nel tempo delle lesioni pigmentarie ritenute sospette, attraverso il semplice confronto delle immagini.

LA MAPPA DEI NEI

Per poter tenere più facilmente sotto controllo i nevi, specie se sono numerosi o se sono a rischio, è bene sottoporsi ad un controllo dermatologico con l’esame dermatoscopico in epiluminescenza ed eventualmente farne un mappaggio (o mappatura).

Il Dermatologo mappa i nevi indicando la loro posizione su un disegno che riproduce il corpo oppure fotografa le varie parti del corpo, archiviando le foto in un computer per poterle confrontare in un tempo successivo.

Ciascun nevo viene indicato sulla foto con un numero o con una lettera alla quale corrisponderà una descrizione dettagliata oppure una foto di ogni singolo nevo sospetto visto in epiluminescenza, con il riscontro delle dimensioni in mm.

L’AUTOESAME DEI NEVI

Esso consiste in semplici gesti che aiutano a conoscere i propri nevi, il loro numero, la posizione, la forma, la grandezza ed il colore.

L’autoesame, non ha lo scopo di farsi da soli la diagnosi, ma di tenere sotto controllo nel tempo i propri nevi dopo che lo specialista dermatologo li abbia osservati e valutati con l’esame dermatoscopico.

nevi2Per un corretto autoesame è necessario spogliarsi completamente ed osservare tutta la superficie cutanea, incluso il cuoio capelluto e le pieghe interdigitali e la pianta dei piedi, facendosi aiutare da un familiare o utilizzando due specchi per evidenziare le zone meno accessibili.
Controllarli periodicamente con la semplice ispezione visiva, consente a chiunque di osservare se si sono verificate modificazioni e di sottoporre all’attenzione del proprio dermatologo di fiducia, uno o più nevi che destano sospetto o preoccupazione.

QUALI SONO I SEGNI PER SOSPETTARE DI UN MELANOMA?

l melanoma cutaneo è un tumore maligno che origina dai melanociti della cute e delle mucose, dai melanociti che costituiscono i nevi (i cosiddetti nevociti) e, molto più raramente, da melanociti posti in sedi extracutanee (occhio, orecchio interno, meningi, tessuto adiposo). Il melanoma, insorgendo sulla cute, è facilmente visibile e pertanto può essere sospettato con un “autoesame della pelle”.
Anche se può insorgere su tutto l’ambito cutaneo, il melanoma è più frequente sulle gambe nelle donne e sul dorso nell’uomo.
Poiché non tutte le lesioni pigmentate della cute sono nei, un metodo di autoesame di semplice esecuzione è il sistema A B C D E.

SEGNALI D’ALLARME per il melanoma:

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sistema ” A B C D E”

•A= asimmetria della lesione

•B= bordi irregolari, frastagliati

•C= colore policromo o nero

•D=dimensioni > 5 mm (diametro)

•E= evoluzione: modificazioni in dimensione, forma e colore in un breve periodo di tempo (6-8 mesi)

ATTENZIONE!

Talvolta il melanoma non presenta tutte le caratteristiche A B C D E: può mancare la A (è simmetrico), la B ( ha bordi lineari e regolari), la D (è piccolo con diametro inferiore a 5 mm). È presente però la C (colore policromo o marcatamente nero nelle lesioni più piccole).

Segnale d’allarme veramente importante è la E (comparsa recente in adulto e modificazioni in dimensione, forma e colore in un breve periodo di tempo: 6-8 mesi).
Nei soggetti che presentano numerosi nevi il melanoma si distingue perché, rispetto a tutti gli altri nevi, ha caratteristiche diverse (di regola è più nero e irregolare: viene chiamato “brutto anatroccolo”).
Nel caso si riscontrino lesioni pigmentate sospette, è bene sottoporsi tempestivamente ad una visita presso l’ambulatorio dermatologico di riferimento per una più accurata diagnosi. È importante quindi conoscere la propria pelle e osservare il comportamento delle lesioni pigmentate ponendo attenzione all’epoca d’insorgenza.

Chi può considerarsi “a rischio” ?

Tutti noi possiamo sviluppare un melanoma.

Il rischio è maggiore se si risponde in modo affermativo ai quesiti che seguono:

1. Pelle, capelli ed occhi chiari, facilità alle scottature solari.
2. Precedenti di scottature solari gravi durante l’infanzia o l’adolescenza.
3. Numerose lentiggini.
4. Abuso di lampade abbronzanti.
5. Più di una cinquantina di nei.
6. Casi di melanoma personale o familiare.
7. Nevi di forma, dimensioni, colore molto vari.

QUANDO E’ NECESSARIO CONSULTARE UN DERMATOLOGO?

• In presenza di nei congeniti di grosse dimensioni
• Se sono presenti molti nei, specie se la pelle è chiara, i capelli sono biondi o rossi, gli occhi azzurri e se ci sono state scottature al sole nell’infanzia;
• Se è presente un neo irregolare, di diametro superiore a 5 mm, ma soprattutto nel caso si noti la comparsa di: un nuovo neo dopo i 40 anni insorti da poco tempo e che tendono a crescere piuttosto rapidamente
– un neo in una persona con familiarità di melanoma
– un neo in soggetto che è stato sottoposto a trapianto d’organo
– un neo che si modifica nel suo aspetto abituale: E
– un neo che abbia le caratteristiche A – B – C – D

IN CASO DI SOSPETTA DIAGNOSI DI MELANOMA, COSA BISOGNA FARE?

Una volta che dalla visita specialistica si sospetti un melanoma, la lesione deve essere asportata completamente per via chirurgica con una escissione che comprende 3 mm di cute normale circostante (biopsia escissionale).
L’esame istologico è fondamentale per la diagnosi definitiva e per stabilire lo spessore del melanoma che è il parametro prognostico più importante. In misura diversa a seconda dello spessore e del tipo del melanoma (nodulare, ulcerato) si procede ad una ulteriore escissione di 1-2 cm di cute perilesionale. Per i melanomi superiori a mm 1 di spessore deve essere eseguita l’asportazione del “linfonodo sentinella”, il primo che drena la linfa dal melanoma.

Questo per una più accurata pianificazione terapeutica, l’asportazione chirurgica, eseguita tempestivamente, per melanomi di basso spessore (fino ad 1 mm) è da sola garanzia di guarigione in oltre il 90% dei casi.

Fonte: L.I.L.T.

Laser Vascolare

Laserterapia teleangectasie (capillari dilatati)

Un problema estetico che può interessare diverse parti del corpo è quello delle teleangectasie (capillari dilatati) che si manifestano con la comparsa di venuzze molto sottili, rossastre, visibili attraverso la superficie cutanea, in zone quali:

– coscie
– polpacci
– ginocchia
– caviglie
– guance
– naso

L’azione del laser

Il laser Nd:YAG agisce attraverso i tessuti colpendo la teleangectasia senza la necessità di incidere la pelle, grazie al principio di foto-termolisi selettiva che consente di coagulare solamente la lesione. Nello specifico l’energia luminosa del laser a Neodimio (Nd:YAG) viene assorbita dalla colorazione scura della teleangectasia e trasformata in calore solamente in prossimità del bersaglio da colpire. In questo modo la temperatura del sangue viene portata ad un livello maggiore rispetto a quello di coagulazione, in modo da provocare la progressiva riduzione e scomparsa del capillare o della lesione vascolare.

Il trattamento

La seduta di terapia contro ile teleangectasie che formano la trama vascolare avviene in breve tempo e non necessita di particolari preparazioni, se non la precauzione di evitare il sole nelle settimane precedenti ed evitare farmaci che aumentano la sensibilità alla luce.
La terapia è rapida, avviene senza anestesia e non comporta l’interruzione delle normali attività quotidiane per il recupero post trattamento.
Il paziente avverte un leggero pizzicore, dolore comunque sopportabile e momentaneo.
Nei giorni successivi possono formarsi delle lievi e minime croste superficialmente lla zona trattata, che nell’arco di pochi giorni si risolvono completamente.

Il Tiloma

Il Tiloma è un’area rotondeggiante e delimitata di ipercheratosi (ispessimento dello strato corneo dell’epidermide) in un punto d’appoggio plantare o di sfregamento dorsale.

Questa ipercheratosi patologica, si determina come conseguenza di uno stimolo pressorio: infatti le cellule epidermiche vitali per difendersi dagli insulti meccanici accentuano la produzione di cheratine e aumentano lo spessore dello strato corneo.

QUALI CAUSE?

Il tiloma, quando compare, dà il segnale che qualcosa è cambiato negli appoggi o non funziona nella deambulazione. Le indagini quindi devono essere indirizzate a comprendere il motivo per cui si è formata questa particolare condizione.

Le cause possono essere legate al paziente ( es. aumento di peso con aumento quindi dei carichi oppure utilizzo di scarpe dalla soletta dura o utilizzo di scarpe antinfortunistiche o zoccoli in legno).

In altri casi si sono verificati danni muscoloarticolari che hanno obbligato il paziente a modificare gli appoggi (es. fenomeni infiammatori o artritici a carico delle ossa e articolazione dei piedi con modificazione dei profili ossei ed articolari.

QUALI CONSEGUENZE?

Indipendentemente dalle cause che lo hanno generato, il tiloma genera dolore ogni volta che si appoggia il piede. Il dolore è dovuto al fatto che in appoggio l’ipercheratosi comprime le terminazioni nervose del derma. Per evitare di sentire dolore il paziente cerca di non appoggiare la parte dove è presente il tiloma e facendo questo altera gli appoggi (“camminata antalgica”). La conseguenza è che si vanno a sovraccaricare altre strutture osteomuscolotendinee con comparsa di infiammazione e quindi dolore in altri distretti. I distretti più coinvolti sono l’articolazione del ginocchio e dell’anca.

Per questi motivi occorre quanto prima risolvere il tiloma.

SEDI DI COMPARSA

Il tiloma plantare insorge di solito in corrispondenza delle teste metatarsali e, in condizioni anatomofunzionali particolari, può formarsi in sede calcaneare o a livello delle falangi.

Il tiloma dorsale si forma nelle aree di attrito con la calzatura di solito al di sopra delle articolazione interfalangea o lateralmente al 5° dito.

Si attribuisce il nome di Heloma alle ipercheratosi che si formano tra gli spazi interdigitali delle dita dei piedi. L’Heloma ha patogenesi e trattamento differente dal Tiloma.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

Il tiloma va differenziato con altre forme di ipercheratosi a carico dei piedi e principalmente dalle verruche volgari.
Le verruche sono causate dall’infezione del virus del Papilloma Umano (HPV). Questo virus induce una crescita tumorale benigna caratterizzata da una marcata ipercheratosi per cui, soprattutto a livello plantare, assomigliano al tiloma.

Differenziare una verruca volgare da un tiloma plantare non è cosa facile e per questo motivo accade spesso che verruche vengano trattate come tiloma e viceversa.

tiloma          Esempio di tiloma

verruca          Esempio di verruca

Fibroma pendulo

Acrochordon (Fibroma pendulo)

Gli acrochordon, meglio conosciuti come fibromi peduli o polipi fibroepiteliali, si possono presentare nell’età adulta senza predilizione di sesso o razza. Rappresentano escrescenze cutanee benigne senza alcun potenziale maligno. Si localizzano di frequente nelle regioni ascellari ed inguinale, ma possono insorgere anche in altre sedi.

La maggior parte dei fibromi penduli è di piccole dimensioni, con lunghezza che varia tra 1-5 mm, di colore simile alla cute sana o leggermente iperpigmentati; sono papule che si estroflettono dalla cute, soffici, non dolenti alla palpazione. Meno frequenti sono i fibromi di dimensioni maggiori (da 1 a 1.5 cm) con peduncolo ispessito (fino a 5 mm) o meno mobile.

Il fibroma pendulo può di rado essere dolente o andare in necrosi. Le cause più comuni sono il trauma e la torsione del peduncolo con conseguente strangolamento dei vasi e necrosi da insufficiente vascolarizzazione.

La patogenesi dei fibromi penduli sembra risiedere in una eccessiva crescita dei fibroblasti all’interno del derma.

Trattamento

Vengono asportati per puro scopo estetico. La loro rimozione può essere eseguita con diatermocoaugulazione, laser, crioterapia.

fibromi cutanei

Epilazione Medicale con Laser ad Alessandrite

Il laser Alessandrite rappresenta il gold standard per l’epilazione medicale in quanto dotato di una lunghezza d’onda specifica per colpire la melanina, un pigmento presente nei peli e nel follicolo pilifero. Questa caratteristica lo rende particolarmente adatto all’eliminazione permanente dei peli su tutte le tonalità di pelle.

Che tipo di macchinario viene utilizzato?

Il laser medicale MOTUS AX della Deka (www.dekalaser.com) è dotato della  straordinaria tecnologia “MOVEO” che esalta l’efficacia e la sicurezza del laser ad Alessandrite nei trattamenti di epilazione medicale in modo indolore e riducendo al minimo i rischi di effetti collaterali come bruciature e discromie.

Vantaggi

  • sedute rapide ed indolori
  • possibilità di trattare peli chiari e sottili (non bianchi e rossi)
  • numero di sedute ridotte (4-6) rispetto alla luce pulsata medicale ad alta intensità (7-8).
  • risulta essere risolutivo nei casi di follicolite sia del corpo che del viso (peli incarniti, cisti) ottenendo risultati definitivi.

Sedute

Prima della seduta, viene eseguita una visita medica preliminare (a tariffa ridotta)  in cui viene effettuata una anamnesi medica per verificare che non ci siano controindicazioni al trattamento (utilizzo di farmaci fotosensibilizzanti, caratteristiche della pelle e dei peli, presenza di lesioni cutanee sospette etc..), ed inoltre vengono fornite tutte le istruzioni da seguire prima e dopo la seduta ed il preventivo.
Grazie al sistema di raffreddamento della pelle le alla tecnologia MOVEO, le sedute risultano essere pressoché INDOLORI.
A seconda delle caratteristiche della pelle e dei peli sono necessarie in media dalle 4 alle 6 sedute. Dopo le sedute iniziali a cadenza mensile, le successive sono sempre più dilazionate nel tempo.

Che zone possono essere trattate?

Epilazione viso

  • Orecchie
  • “Baffetto”
  • Mento
  • Sopracciglia
  • Basette
  • Volto intero

Epilazione corpo

  • Ascelle
  • Inguine
  • Arti inferiori e superiori
  • Addome
  • Torace
  • Areole mammarie
  • Schiena
  • Glutei
  • Regione perineale
  • Regione genitale femminile

Per prenotazioni chiama il numero 040 0641 049

Diatermocoagulazione

La rimozione di neoformazioni cutanee, a scopo terapeutico o semplicemente estetico, è una delle richieste più comuni nella pratica dermatologica.

La diatermocoagulazione (DTC) è un metodo terapeutico che consiste nel cauterizzare i tessuti mediante l`applicazione di una corrente ad alta frequenza; viene impiegato soprattutto in dermatologia e in ginecologia. Può essere utilizzata l’anestesia locale per asportare determinate lesioni.

 Mediante la DTC è possibile eliminare i seguenti tipi di neoformazioni:

  • Angiomi rubino.
  • Granuloma piogenico.
  • Lago venoso.
  • Angiofibromi.
  • Cheratosi seborroiche.
  • Fibromi penduli.
  • Nevi epidermici.
  • Adenomi sebacei.
  • Verruche virali.
  • Condilomi acuminati ano-genitali.

Quali sono i possibili effetti collaterali?

Eventuali e rare complicanze post-operatorie sono l’ipocromia o l’ipercromia delle aree trattate e la formazione di cicatrici cheloidee.

 

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